La Carmen

Un continuo cambio di prospettiva attraverso gli sguardi della danza e della drammaturgia. CARMEN 3.0 – un viaggio nel futuro inesistente, con origini ben definite, alla scoperta di qualcosa che già conosciamo.

Concept, Regia e coreografia: Angelo Egarese

Musiche: Georges Bizet

Light designer: Laura De Bernardis, Andrea Ruoli

Costume designer: Anna Zwiefka

Costumi: Elena Salvestrini

Scenografie: Saul Rescigno

Foto: Alessandro Botticelli

Video Maker: Yuri Parrettini

Abstract

Ci troviamo in uno spazio buio, in una dimensione estranea. La nostra attenzione è attirata dal corpo di una donna, è  privo di vita, non riusciamo a intravedere il suo volto, a capire chi sia. Di colpo sparisce nel buio. Chi è? Chi ha preferito il silenzio al ritmo incessante di un cuore?

Da quel buio iniziano a intravedersi delle luci e inaspettatamente ci ritroviamo a ripercorrere gli eventi che hanno stabilito il destino di quella sagoma che ha catturato la nostra attenzione. Passo dopo passo riviviamo gli istanti prima di quello che è accaduto, scoprendo volti e personaggi che si intrecciano nei loro percorsi, andando alla scoperta di quella silhouette che ci ha incuriositi, alla ricerca di qualche dettaglio che ci possa far comprendere la verità.

Tutto sembra complicato, anche per il clima di festa che si respira e per le varie vicende che si susseguono; la verità è sotto ai nostri occhi ma non riusciamo a focalizzarla. Ci sfugge da una scena ad un’altra, senza darci tregua.

La fine è un déjà-vu, ci ritroviamo dove tutto ha avuto inizio, ma il punto è: saremo riusciti a rispondere alla nostre domande?

Un continuo cambio di prospettiva attraverso gli sguardi della danza e della drammaturgia. CARMEN 3.0 – un viaggio nel futuro inesistente, con origini ben definite, alla scoperta di qualcosa che già conosciamo.

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Il lavoro affrontato dal coreografo è una messa in scena dell’opera “Carmen” in chiave contemporanea, che si vuole differenziare dalla versione tradizionale come dalle successive rivisitazioni.  Lo sconvolgimento della sceneggiatura ha permesso la creazione di nuovi percorsi che si intersecano creando nuovi stimoli drammaturgici e coreografici, permettendo di non fare un remake, ma portando in scena qualcosa di nuovo.

L’idea parte dalla scena finale, dove la protagonista è senza vita. Da lì l’intenzione di creare uno spettacolo di danza voltapagina: come in un thriller, lo spettatore cerca di capire chi sono la protagonista ed il suo omicida ripercorrendo la storia a ritroso.

L’amore, assieme ai suoi intrecci e alle sue complicazione, resta la linea guida dello spettacolo, il punto fermo che ha sempre contraddistinto la storia di “Carmen”, ma il tutto avvolto da un alone di mistero.

Lo spettacolo è indirizzato fortemente verso la novità. L’utilizzo di musiche originali di George Bizet, abbinate a musiche di autori contemporanei e all’utilizzo di oggetti scenici non convenzionali, proietta il pubblico in qualcosa dove si sente coinvolto in prima persona,  quasi come un protagonista.

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